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La coltivazione
delle piante acquatiche

di Loredana Bertolami

 

Non sempre è necessario possedere una vasca o un laghetto nel giardino per coltivare delle piante acquatiche. Anche una semplice ciotola di poche decine di centimetri, o una tinozza, debitamente foderata in plastica, bastano per coltivare una ninfea nana o un iris donando particolare carattere allo spazio circostante. Le varietà di acquatiche, che facilmente si sviluppano grazie alla loro adattabilità ad ogni clima, richiede modeste esigenze di coltivazione. Per ottenere buoni risultati è opportuno soprattutto porre attenzione al terriccio e alla graduale acclimatizzazione della pianta al nuovo sito di coltura.

Il terriccio adatto deve essere soffice e ricco, ottenuto mescolando terra da giardino, ben fertilizzata con letame maturo, con 1/3 di sabbia ed 1/3 di torba. Lo spessore del substrato di coltura dipende dal contenitore: in un recipiente per il balcone o il terrazzo lo strato richiesto è di circa 20 cm, in genere la regola però è di predisporre una quantità di terriccio pari alla metà del recipiente per lasciare il resto dello spazio all'acqua. Se le piante sono poste in stagni o in ampie vasche, invece, lo strato deve essere superiore, circa 30 cm, compreso il fondo di drenaggio formato da ghiaia e da residui fogliari, senza dimenticare un leggero strato di sabbia che, posto sopra il terriccio, impedisce l'intorbidimento dell'acqua.

Altro elemento di grande importanza per lo sviluppo di un'acquatica è lo spessore dello strato d'acqua, spessore che varia con la specie prescelta, per esempio, un papiro (Cyperus papyrus) si accontenta di uno strato di 10 cm di altezza, mentre una Nymphaea "Odorata Sulfurea" ne richiede 40-80 cm. La profondità del recipiente o della vasca dipende dalle condizioni climatiche: nelle zone calde deve essere maggiore che nei climi freddi, poiché se la profondità è scarsa in estate l'acqua si riscalda eccessivamente deperendo le essenze; mentre nei climi freddi lo spessore inferiore permette allo strato d'acqua di riscaldarsi completamente.

Il periodo migliore per porre a dimora le specie acquatiche è la primavera, quando la temperatura si alza e si mantiene calda, e attualmente non da alcun problema dato che le piante acquatiche vengono spesso vendute già preparate in appositi recipienti di coltura, formati da cestini in plastica che meglio si confondono sott'acqua. I vasi a cestello vengono foderati con una reticella molto fitta di nylon, che impedisce alla terra di uscire e di disperdersi nell'acqua intorbidendola, mentre il fondo viene ricoperto con ghiaia, terriccio e sabbia .

Poste a dimora sarà necessario agevolare l'acclimatizzazione delle specie badando ad incorporare l'acqua non tutta e subito, ma gradualmente ogni giorno, poco alla volta, in modo da permettere il raggiungimento della temperatura ottimale. L'acqua deve essere aggiunta durante le ore centrali del giorno per usufruire del calore solare, ultimando il riempimento in circa una settimana. Durante questo tempo le radici delle specie si allungheranno alla ricerca di un migliore impianto nel terreno, portandosi alla profondità preferita. Quindi, ogni dieci giorni è buona regola controllare e ripristinare il livello dell'acqua che tende a diminuire e per l'assorbimento operato dalle stesse essenze, e per l'evaporazione, a tal fine si aggiunge acqua lasciata riposare e riscaldare al sole per qualche ora.

Per il resto basta concimare le piante in inverno, quando la vasca o il recipiente del balcone vengono svuotati dall'acqua, addizionando un poco di concime organico in polvere sotto lo strato di sabbia, che viene ricoperta da torba e foglie secche che marcendo arricchiranno il terriccio. In primavera si appone ancora sabbia e si riempie nuovamente la vasca.

Un piccolo consiglio finale se il contenitore è di esigue dimensioni non ostinatevi a coltivare specie in numero e sviluppo (Nelumbo o fior di loto, Colocasia) notevole, poiché il piccolo giardino acquatico perderebbe di attrattiva.

 

 

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