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Il giardino pensile
di Loredana Bertolami

 

L’arrivo delle vacanze, e il solo pensiero del lavoro di preparazione dei bagagli per la partenza per la campagna, non mi allieta. Che fatica! Eppure desidero tanto quella dolce frescura che aleggia tra l’erba. Forse per questo sogno di possedere un ampio terrazzo dove creare un incantevole giardino pensile, al fine di usufruire di un meritato riposo, senza uscire da casa mia.

Nella storia dei giardini pensili il più famoso realizzatore fu il re babilonese Nabucodonosor, che ne costruì alcuni superbi per la sua regina persiana, e questo solo perché la "poverina" soffriva di nostalgia per le sue terre lontane rifulgenti tra i prati verdi. Dalla descrizione che ci fornisce Strabone i giardini pensili si stendevano su ampie terrazze, sorrette da grandi pilastri abbelliti da alberi piantati in vicinanza. La terrazza più alta, con funzione di protezione della casa, mostrava il giardino più grande, ed era costruita con tecniche molto complesse d’impermeabilizzazione. In particolare si ricorda un rivestimento di canne spalmato con uno strato di bitume, sul quale si poneva una doppia superficie di piastrelle o mattoni cementati con calcina, e per ultimo si aggiungevano delle ampie lastre di piombo. La struttura portante dei giardini così predisposta poteva sopportare il peso anche di alberi di grosse dimensioni come larici, cipressi, cedri, pioppi tremuli, acacie e mimose, castagni, betulle e pioppi.

In realtà il re babilonese non fu il primo ad avere l’idea di rinverdire i suoi tetti. Molto tempo prima l’uomo, fors’anche quello preistorico, imparò ad utilizzare coperture verdi anche se di modesta entità, e attualmente i popoli della Tanzania ancora usano ricoprire le loro misere capanne con piote di terra ed erba.

Anche i Romani costruivano giardini pensili, come il famoso mausoleo di Augusto, che presentava ampie terrazze circolari sulle quali facevano bella mostra alti cipressi.

Si deve giungere al Rinascimento per rilevare un forte rilancio della filosofia del giardino pensile, quando furono costruiti significativi esempi come quello del Palazzo Piccolomini a Pienza, o i giardini del palazzo Montefeltro ad Urbino.

In generale in quasi tutte le città europee, dal rinascimento in poi, furono prodotti stupendi giardini pensili, tra i più famosi l’Orangerie du Chateau di Versailles e il giardino settecentesco annesso al Palazzo Niccolini a Firenze.

Sicuramente nel secolo, ormai giunto alla fine, la tematica del tetto verde ha avuto il suo coronamento, grazie agli autorevoli architetti Gropius, o Frank Lloyd Wright. Soprattutto Le Corbusier, però, ebbe un particolare occhio nel progettare una "città verde", dove gli alloggi si aprivano su giardini pensili usufruibili da qualunque uomo, come dimostra l’Immeubles-Villas del 1922.

Al momento, sono pochi coloro che optano per un giardino pensile, provvisto di una copertura erbosa, per la propria abitazione, e questo per paura che il rivestimento si deteriori per infiltrazioni di acqua o di radici delle essenze scelte. In realtà, se ciò è avvenuto per qualcuno è dovuto solo ad un’errata scelta dei materiali e delle soluzioni tecniche utilizzate.

Forse per questo in molti paesi, soprattutto in Germania e Svizzera, sono nate aziende specializzate nella fabbricazione di prodotti e tecnologie, ed è stato elaborato un dettagliato protocollo tecnico per la realizzazione di coperture a verde.

I giardini pensili, tuttavia, non devono essere concepiti solo come abbellimento esterno, poiché svolgono anche diverse funzioni. Nei paesi scandinavi, per esempio, si usano zolle erbose che ricoprendo i tetti trattengono la neve, in modo tale da evitarne lo scivolamento a terra e determinare l'isolamento termico dell’abitazione.

Un giardino pensile è il modo per avere un piccolo Eden in terra, che però avvicina al cielo.

 

 

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