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Gli effetti dell'arrivo dell'autunno sulle piante
di Loredana Bertolami

 

I meteorologi hanno annunciato che l'autunno è in anticipo quest'anno. Le temperature all'improvviso abbassatesi e le piogge frequenti ce lo indicano per certo, e anche le piante se ne sono accorte e si preparano al riposo annuale. Gli alberi decidui, dopo aver sfoggiato il rigoglioso e giovanile fogliame in primavera, si preparano a perderlo per superare indenni gli abbassamenti di temperatura. Si svolge così l'eterno ciclo vegetativo delle piante, ciclo che s'impernia su un periodo di sviluppo attivo, tra la primavera e l'estate, seguito da un periodo di riposo autunno-invernale, controllato e dai cambiamenti di temperatura stagionali e dalla variazione nel numero di ore di luce diurna.

Le piante, infatti, a differenza dell'uomo, non riscaldano i loro tessuti con la respirazione, se non in minima parte, ne consegue che l'ampia superficie disperdente le pone in equilibrio termico con l'ambiente. Conseguentemente il variare della temperatura influenza notevolmente la vita vegetale, poiché da essa dipendono quasi tutti i processi chimici, fisici e chimico-fisici basilari per le reazioni biologiche vegetali. Le essenze vanno incontro ad una serie di modificazioni che ne inducono il riposo, tra le quali una riduzione della concentrazione degli ormoni che stimolano la crescita e un aumento delle sostanze inibitrici della medesima.

L'arrivo dell'autunno è mostrato ai profani dal suggestivo variare dei colori fogliari: il paesaggio circostante, i viali e i giardini si macchiano di tenere sfumature d'oro e di porpora, prima di lasciare il posto ai marroni bruciati dei rami spogli. Il mutare del colore delle foglie e la perdita dei toni verdi si devono al riassorbimento della sostanza che da il colore alle foglie, la clorofilla. Il riassorbimento, che precede la caduta delle foglie, mette in evidenza gli altri pigmenti presenti nelle cellule vegetali, come i carotenoidi che donano i colori aranciati e gialli , e le antocianine che producono i cromatismi rossastri.

La sopravvivenza delle essenze è assicurata dalla successiva caduta delle foglie che determina un decremento della superficie traspirante, con riduzione dell'acqua nei tessuti ed aumento della pressione osmotica per accumulo di zuccheri e riassorbimento di alcune sostanze nutritive. Intere foreste riescono a durare per anni anche in terreni poco fertili proprio per questa economia di sostanze, tra le quali le primarie sono la clorofilla, le proteine e i sali minerali in cui sono presenti potassio, fosforo ed azoto.

Le piante, però, possono offrire una resistenza all'abbassamento stagionale di temperatura solo se l'abbassamento è progressivo, ma sicuramente più temibile per loro è l'improvvisa diminuzione, poiché determina congelamento dell'acqua contenuta nei tessuti vegetali e formazione di aghi di ghiaccio che ingrossando lacerano le membrane cellulari, determinando disorganizzazione nei tessuti vegetali. Non dimentichiamo anche i numerosi danni indiretti provocati dalle basse temperature quali essiccamento da rallentato assorbimento di acqua dal suolo gelato, scalzamento delle giovani piantine con rottura delle radici ancora poco sviluppate in profondità per il sollevamento del terreno ad opera del ghiaccio e dell'acqua di profondità non gelata. Anche le piante d'appartamento perenni, che conservano le loro foglie per tutto l'anno, risentono dell'arrivo della cattiva stagione ed è per questo che se stimolate nella crescita con continue concimazioni potrebbero morire. Durante l'inverno la quantità di fertilizzante va radicalmente ridotta, e le irrigazioni diradate mentre la temperatura dovrebbe essere mantenuta relativamente bassa.

Lontano da noi, quindi, ogni tristezza per il declinare del rigoglio delle nostre piante, il riposo invernale le aiuterà, come un sonno ristoratore, a splendere più belle in primavera.

 

 

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