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L'umidità
relativa
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Gli esseri umani sopportano con una certa difficoltà l'umidità, che provoca fastidiosi dolori alle ossa se in eccesso, o impedisce una regolare respirazione se in difetto, mentre per le piante rappresenta un fattore vitale per il loro benessere. L'umidità relativa dell'aria è data dalla quantità di vapore acqueo contenuta, vapore che è ben diverso da quello presente nel terriccio. Generalmente è possibile misurare il grado di umidità solo disponendo di uno speciale strumento, un igrometro. L'igrometro quantifica, sulla base di una scala di "umidità relativa", l'entità di vapore con valori compresi fra lo 0% per l'aria secca, e il 100% per l'aria satura di umidità. Il passaggio di vapore, dalla pianta all'aria, avviene attraverso particolari strutture cellulari chiamate stomi, che quando si aprono assorbono i gas atmosferici. L'acqua fogliare, invece, evapora per traspirazione solo se l'aria non è sufficientemente umida, altrimenti lo scambio tra foglia e atmosfera è inibito. Quindi, se l'aria è asciutta maggiore è la quantità di acqua perduta dalle foglie, con conseguente appassimento delle stesse, oltre che dei germogli o dei fiori. I cactus e le succulente preferiscono un livello d'umidità relativa del 30-40%, mentre le specie provenienti dalle foreste tropicali ne richiedono una percentuale di circa il 60%, che evita spiacevoli segnali quali raggrinzimento e seccume dei margini, o delle punte delle foglie. Numerose palmacee, infatti, spesso denotano gravi sintomi di un'umidità insufficiente intorno all'apparato fogliare, così come le essenze della giungla a foglie sottili, come i capelvenere (Adiantum raddianum) e i coleo (Coleus blumei), che gradiscono valori molto elevati circa l' 80% . Certo la reazione al difetto di umidità è diversa secondo la specie e il tipo di foglia presente: le foglie sottili e cartacee richiedono maggiore vapore delle foglie spesse e coriacee, che sopportano egregiamente l'aria secca; così anche la disposizione di una pianta vicino ad una fonte di calore o sopra a un calorifero richiede un maggiore grado d'umidità. Al fine di aumentarne la quantità si possono applicare numerosi accorgimenti, alcuni dei quali però hanno un breve effetto come, per esempio, la giornaliera nebulizzazione delle foglie, da eseguire possibilmente al mattino. Una soluzione efficace e semplice è quella di collocare, al di sotto del vaso, un piatto o un vassoio poco profondo contenente acqua e uno strato di ghiaia, in modo da permettere la formazione di vapore, evitando l'eccesso di liquido che potrebbe determinare marcescenza delle radici. La ghiaia può essere facilmente sostituita con della torba umida, un blocco di legno o un mattone posti in un contenitore pieno d'acqua, mantenendo sempre il livello dell'acqua sotto la base del vaso. Se necessario, per aumentare l'umidità, basta riunire le piante in un gruppo, ponendole sempre sopra un vassoio di ghiaia bagnata, le essenze saranno avvantaggiate dallo stare vicine, poiché il vapore acqueo emesso da ogni esemplare rimarrà bloccato tra il fogliame senza disperdersi, aumentando in modo naturale l'umidità atmosferica. Un accorgimento particolare è quello di porle in un terrarium, un recipiente di vetro nel quale l'atmosfera è umidificata dall'acqua che evapora dal terriccio. Quale regola generale ricordiamo che la quantità di vapore acqueo contenuta nell'atmosfera deve aumentare all'accrescersi della temperatura: ad un valore di 2l°C la quantità di acqua richiesta, contenuta nell'aria, deve essere doppia rispetto a quella necessaria a 10°C. La cura delle piante d'appartamento sarà una vera gioia, se con occhi attenti si noteranno i sintomi di sofferenza e si cercherà di rimediarvi come esperti medici. |
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