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La concimazione naturale
di Loredana Bertolami

 

La fertilizzazione del terreno spesso è considerata sinonimo di concimazione, mentre il termine ha un significato più ampio, poiché oltre a comprendere i concimi, apportatori di sostanze nutritive, annovera tra essi gli ammendanti e i correttivi. Questi ultimi controllano le reazioni biochimiche alla base della produzione delle sostanze assorbite dai vegetali, sostanze che si trovano disciolte nell’acqua del terreno, e condizionano le lavorazioni che permettono la circolazione dell’aria, oltre all’accumulo dell’umidità e del calore.

In commercio esistono numerosi concimi chimici che forniscono gli elementi nutritivi indispensabili alla vita delle piante. Sono preparati sinteticamente e si presentano sotto forma di granuli, di polvere o di liquidi, che contengono quantità equilibrate di tre importanti elementi l’azoto, il fosforo e il potassio, e talora anche piccole parti di microelementi necessari allo sviluppo delle piante.

I concimi naturali, di cui il più noto è il letame, hanno invece anche la capacità di modificare la struttura del terreno di coltivazione, arricchendolo di microrganismi che facilitano la crescita delle specie vegetali.

Il letame, detto anche stallatico, perché deriva dagli escrementi tolti dalle stalle, è composto dalla lettiera, paglia o altri materiali, e dalle deiezioni degli animali. Il letame affinché possa essere utilizzato come concime, deve subire ad opera di una microflora batterica e fungina un lungo periodo di maturazione in un’apposita costruzione, la concimaia, dove il letame è accumulato comprimendo strato per strato, protetto con una coltre di terra e dove è regolarmente bagnato con il liquido, il colaticcio, che sgocciola dalla massa accumulata. Generalmente per ottenere un composto totalmente trasformato e adatto all’impiego per colture di ortaggi o fiori, è necessario un periodo di circa un anno, durante il quale il letame perde gran parte del tipico odore d’ammoniaca che emana nel corso dei processi di trasformazione.

Quando si parla di letame si pensa subito a quello bovino, ma in realtà esistono letami, impiegati come concimi, che hanno caratteristiche diverse secondo l’animale dal quale sono ottenuti.

Il letame bovino maturo, utilizzato per la concimazione dei giardini e adatto per terreni sabbiosi, si presenta con aspetto terroso e mostra chiare tracce della sua origine. Esso contiene mediamente il 35 per mille di azoto, l'1,5 per mille di acido fosforico e il 3,5 per mille di potassio, oltre ad altre sostanze necessarie alla crescita delle piante.

Il letame formato dagli escrementi degli animali da pollaio è chiamato pollina, è molto ricco dì elementi fertilizzanti, ma non dev’essere mai utilizzato fresco, e si aggiunge al terreno solo dopo essere stato ben sminuzzato ed asciugato, dopo circa tre o quattro mesi di maturazione.

Allo stesso modo ottimo per le piante ornamentali, anche se meno ricco in elementi nutritivi rispetto alla pollina, è il letame di coniglio (coniglina), o il letame di colombo (colombina), entrambi non devono aggiungersi in quantità eccessive, poiché possono provocare "bruciare" le radici. Vanno utilizzati sempre mescolati con torba, cenere o terra secca durante la maturazione.

Particolarmente adatto per i terreni argillosi, è invece il letame di cavallo, che contiene il doppio degli elementi fertilizzanti, rispetto al letame bovino. Anche per il suo uso è consigliabile una lunga maturazione di sei od otto mesi prima dell’impiego, evitandone l’uso se fresco.

I letami si utilizzano nei lavori di profondità per la preparazione del terreno prima della piantagione, o "in copertura", cioè sul terreno coltivato, per evitare che il dilavamento non asporti gli elementi nutritivi prima che le piante possano utilizzarli.

Spesso ci si rende conto che i nostri nonni utilizzavano metodi di concimazione semplici, ma ottimi. Adottiamoli anche per le piante del giardino e si vedranno i risultati.

 

 

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