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Le radici
di Loredana Bertolami

 

La bella stagione è ancora lontana e le piante attendono il risveglio primaverile, quando le gemme produrranno nuovi rami e i fiori mostreranno i loro colori e pervaderanno l'aria di tenui profumi. In questo periodo molte delle più belle erbacee perenni hanno perso il fogliame, sembrano ai nostri occhi come morte, ma in realtà al di sotto della terra le radici sono vive ed attendono il tepore primaverile per rigenerare la vegetazione e permetterne la crescita.

La radice ha tre compiti da assolvere: ancorare la pianta al suolo, assorbire dal terreno l'acqua ed estrarre gli elementi minerali nutritivi che sono un costituente fondamentale, ma quantitativamente esiguo presente nel suolo.

L'assorbimento dell'acqua e dei sali minerali è un fenomeno di grande importanza, ed avviene tramite il processo di osmosi (dal greco osmòs che significa "spinta") e che regola l'ingresso del liquido nelle radici attraverso le membrane semipermeabili dei peli radicali, che assolvono questo compito.

Non bisogna dimenticare che per svolgere il loro duro compito le radici devono sostenere anche una fatica e un grave lavoro di scavo, grazie al delicato apice radicale che per penetrare in profondità, talora in un terreno indurito dalla siccità o da particolari conformazioni geologiche, o per rompere con sforzo le fessure della roccia, così come nelle trivellazioni effettuate dall'uomo, sono capaci di allungarsi con un movimento a spirale. La radice stessa è protetta contro l'attrito da un cappuccio a ditale costituito da una serie di cellule che si rinnovano di continuo e che esercitano anche un'azione lubrificante per rendere più facile la sua penetrazione.

Questo organo sotterraneo si presenta nelle forme a fittone, a tubero, o fascicolato, che si protendono nelle profondità del terreno o si diramano in superficie. Particolari sono invece le radici contrattili, che permettono di mantenere alcune specie provviste di bulbi o di rizomi al giusto livello rispetto al terreno: quando la porzione sotterranea che porta la gemma del fusto si sposta eccessivamente verso la superficie del terreno le radici contrattili riportano l'esemplare alla giusta altezza.

Man mano che la chioma della pianta si espande, le radici si estendono per controbilanciarla, per questo la lunghezza di una radice è veramente eccezionale per alcune specie vegetali: può raggiungere la lunghezza di 500 chilometri e oltre, soprattutto se la pianta vive in luoghi dove piove poco e il terreno è asciutto. Numerosi sono gli esemplari che hanno un primato di lunghezza in fatto di apparato radicale, come il baobab che spinge le sue possenti propaggini sotterranee a cento e più metri di distanza; mentre esiste una fava, spontanea delle zone subtropicali, che forma un cespuglio alto un metro e mezzo con una chioma che si espande per un metro di diametro. Questa fava ha radici che formano una rete fittissima che si estende per oltre trenta metri quadrati di superficie, necessaria per la ricerca dell'acqua assai scarsa in quelle regioni. Esistono, inoltre, degli esemplari di Tamarix africana, simile alle tamerici delle nostre ragioni, le cui radici si approfondiscono fino a una distanza di cinquanta metri, diramandosi per chilometri e chilometri nella ricerca della sopravvivenza.

E che dire di un'altra delicata specie rustica che vive sulle aspre rocce e i vecchi muri, la Linaria cyrnbalaria, dai piccoli fiori bianco-lilla a "bocca di leone" e foglie carnose dal tenue verde, che riesce tramite lunghissimi stoloni a moltiplicarsi grazie ai cirri che sostengono i portasemi capaci di movimenti tali, piegamenti e curvature che le permettono di scoprire sempre nuove fessure sulla parete rocciosa dove i semi trovano alloggio in uno scarso spessore di terreno.

 

Alla luce dei fatti, i meccanismi naturali escogitati dalle radici per sopravvivere non hanno certamente nulla da invidiare alle moderne tecnologie ed ingegnerie.

 

 

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