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La
propaggine e la margotta
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Tra le tecniche più comuni di moltiplicazione delle piante ne esistono due, la propaggine e la margotta, che raramente vengono praticate in casa solamente perché ritenute difficili da praticare, poiché entrambe si basano sulla stimolazione e quindi la formazione di radici su fusti ancora attaccati alla pianta madre. La propaggine è un metodo naturale utilizzato da numerose piante legnose con rami penduli, che emettono spontaneamente radici dal punto in cui i rami toccano il terreno, per questo spesso il sistema viene utilizzato per piante legnose che non radicano facilmente per talea, ma è praticato anche per molte piante erbacee, come i garofani. Può essere effettuata in tutte le stagioni, dopo aver lavorato profondamente il terreno e averlo concimato, facendo aderire al suolo, con un piccolo ferro ad U, dei germogli perfetti e robusti, che vengono piegati lasciando le estremità finali rivolte verso l'alto, sostenute da un tutore. Per ottenere risultati migliori, di solito il punto di curvatura del ramo sincide e si tratta con polveri radicanti, ricche dormoni che stimolano la fuoriuscita di giovani radici. Le Clematidi, per esempio, presentano rami lunghi e flessibili che ben si adattano per eseguire propaggini multiple: occorre incidere ad intervalli regolari, vicino ai nodi, un lungo e vigoroso ramo e lo si piega ripetutamente a serpentina, in modo da permettere ai tagli di prendere contatto con il terreno. La propaggine effettuata in giugno permette alle giovani piantine, di questo stupendo rampicante, di essere separate dalla pianta madre in autunno, mentre le piantine di garofani, così moltiplicate sono pronte molto prima dopo solo due mesi. La margotta, invece, è una tecnica utilizzata per quelle piante che hanno rami legnosi che molto difficilmente si piegano fino a terra, come le magnolie da giardino o i Ficus dappartamento. Talora, infatti, i Ficus o anche le Dracene perdendo le foglie inferiori diventano disarmoniche, e per questo si usa ringiovanirle con il sistema della margotta aerea. Il sistema permette di stimolare la formazione di radici in un preciso tratto del fusto senza necessità di doverlo piegare. La prima operazione si effettua praticando un taglio obliquo del fusto, a non più di 8-l0 cm sotto le prime foglie sane. Lincisione obliqua, lunga 2-3 cm, deve essere fatta con un coltello molto affilato, per evitare nocive lacerazioni, e in modo da non raggiungere il centro del fusto. I giardinieri esperti consigliano, però, per evitare che la parta superiore si rompa al minimo tocco se il taglio è troppo profondo, di incidere il ramo con una lametta togliendo parte della corteccia per un tratto di circa 1,5 cm lasciando così intatta la porzione legnosa del fusto. Il taglio, trattato con ormoni rizogeni, deve essere poi mantenuto aperto tramite dello sfagno, e il ramo così preparato dopo deve essere avvolto a manicotto da un foglio di plastica riempito con una composta umida, formata da due parti di sfagno, una di torba e una di sabbia, fino a 6-8 cm sopra l'incisione. Il manicotto deve essere, inoltre, chiuso al di sopra accuratamente, in modo da evitare perdite dumidità. La pianta sarà quindi staccata dallesemplare madre solo quando si osserveranno le nuove bianche radici, basterà in tal caso togliere il sacchetto approntato e recidere il fusto con un coltello affilato, tramite un taglio orizzontale appena sotto le radici. La pianta così ottenuta, interrata in un vaso, potrà crescere con maggior vigore, sarà bene aggiungere nel primo periodo un tutore fino a completo sviluppo delle radici per permettere un ancoraggio più stabile al terreno. Questo metodo permette anche di ottenere una o più piante dal fusto originale, che spesso germoglia vicino al punto tagliato o si può suddividere il vecchio fusto in pezzi lunghi 5 cm da usare come talee di fusto. Diventare esperti ed effettuare molte tecniche è facile, basta provare e cimentarsi sempre in qualcosa di nuovo, limportante è avere il desiderio di sperimentarsi, tentare non nuoce. |
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