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Le erbe di S. Giovanni
di Loredana Bertolami

 

Ricordo ancora la trepidazione di cui ero invasa da bambina all'arrivo del 24 giugno. Era per me un giorno importante, non solo perché ricorrevano i miei natali, ma anche perché mia nonna mi aveva raccontato che la notte di S. Giovanni era portatrice di meraviglie e prodigi. Era la notte in cui i diavoli e le streghe volavano per il cielo per raggiungere il luogo del convegno annuale, ma era la notte in cui una giovane fanciulla riusciva, in sogno, a vedere il suo futuro sposo.

Fin dall'antichità il giorno di S. Giovanni a Roma, era festeggiato con falò, fuochi d'artificio, veglie ed altre usanze, come riti agresti di purificazione e propiziazione con raccolta delle erbe, dette di S. Giovanni, dalle virtù curative o profetiche e dal potere immunitario contro ogni maleficio. La festa era autorevole in particolare perché coincideva con il solstizio d'estate, ritenuto apportatore di benefici influssi su tutta la natura: i fiori, le erbe e gli alberi che ne venivano tutti pervasi. Si racconta che ai vespri della vigilia, nella basilica di S. Giovanni in Laterano a Roma, la folla di credenti si accalcasse per ammirare il pavimento coperto di un tappeto di frutta, erbe e fiori di garofano e di lavanda, che incorniciavano l'immagine del santo realizzata con i petali di fiori di vari colori. Sull'altare troneggiava la statua del S. Giovanni Battista, accanto al quale venivano posti dei piccoli sacchetti di seta bianca che contenevano chiodi di garofano. Si attendeva soprattutto l'arrivo del cardinale arciprete, con il suo seguito di vescovi chierici e mazzieri, che dopo aver pronunciato le formule rituali per benedire i caryophylla (i chiodi di garofano), ne avrebbe fatto dono ai prelati e ai credenti presenti. I chiodi di garofano, infatti, avrebbero preservato la loro salute spirituale e corporale, oltre a guarire gli infermi e a propiziare la nascita dei bimbi delle giovani puerpere.

Tra le erbe di S. Giovanni alcune avevano il potere di cacciare i diavoli e le streghe: l'iperico, l'aglio, l'artemisia, il basilico, la ruta, il corbezzolo, la saggina, il finocchio e il rosmarino per citarne qualcuna. A Palermo, per esempio si usava porre sopra il letto dei bimbi corone intrecciate di fiori d'arancio, basilico, rosmarino e ruta, per proteggerli da cattivi influssi. E il potere antimalefico si poteva ottenere anche con elaborati festoni di gigli bianchi, betulla, finocchio, iperico e artemisia posti alla porta delle stalle o dei capanni ripieni di raccolti. Sempre a difesa delle streghe, che potevano nella notte tra il 23 e il 24 giugno introdursi nelle case, si ponevano mazzi di rosmarino, ginepro, olivo benedetto, lauro, fico e noce. Ma forse l'usanza più originale era quella di porre davanti alla porta un barattolo di sale e una scopa di saggina, poiché si immaginava che le streghe fossero impedite dall'entrare dall'obbligo di contare tutti i fili di saggina e i granelli di sale, operazione che non vedeva la sua fine per il sopraggiungere dell'alba del giorno salvaguardato dal santo Giovanni.

In questo benedetto 24 giugno, si potevano conoscere anche le sorti del proprio destino amoroso poiché era usanza delle fanciulle gettare alla vigilia un garofano per la strada, fiore che sarebbe stato con ogni probabilità colto dal futuro sposo. Anche i sogni potevano rendere manifesto il volto dell'amato, bastava porre un rametto di rosmarino dietro l'orecchio al momento di andare a dormire, oppure nascondere sotto il cuscino un rametto di ruta o del prezzemolo e il gioco era fatto.

Gli uomini, invece, per vincere la ritrosia di una donna al loro amore, potevano ricorrere a pozioni magiche o dovevano raccogliere nella notte del 24 giugno, prima dell'alba, una manciata di foglie secche di maggiorana, valeriana, salvia e verbena, che lanciate in direzione dell'abitazione della giovane l'avrebbero resa follemente appassionata.

Ogni tanto non farebbe male ricordare queste antiche credenze ed usanze, che fanno parte della nostra storia, della nostra cultura, e forse troveremmo un pizzico di speranza e di energia in più per far fronte ai problemi quotidiani che ci affliggono.

 

 

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