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I
carciofi
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Sarà capitato anche a voi di sentir paragonare un individuo ad un "carciofo", accennando al suo carattere sciocco, eppure non è noto per quale motivo il carciofo, così gustoso e dalle preziose proprietà curative, sia utilizzato quale sinonimo poco piacevole. La sua origine è africana, per la precisione etiopica, fu coltivato dai Greci e dai Romani che lo diffusero anche in Gallia e in Britannia, ma la sua popolarità in Italia risale solo al 1466 quando Filippo Strozzi, mercante e uomo politico, ne introdusse la coltivazione in Toscana, tramite limportazione dei semi portati dai Mori nel regno di Napoli. Il nome del carciofo deriva dallarabo Kharshuf, mentre la denominazione latina è Cynata carduncolus scolymus, derivato dal carciofo selvatico (Cynara horrida). Una curiosità, durante il Rinascimento il carciofo veniva utilizzato per stabile lo stato di gravidanza e il sesso dei nascituri, racconta, infatti, il botanico Castore Durante: " A conoscere se una donna è gravida se le dia a bevere quattro once del succo di queste foglie, e se lo vomiterà è gravida. Al che si fa ancora la pruova tenendo lorina della donna per tre dì in vetro, poi si cola con una pezza di lino bianca, nella quale rimarranno (se la donna è gravida) certi animaletti, che rossi denotano il maschio e se bianchi la femmina". A parte questa prova di scarso valore medico, non dobbiamo dimenticare le reali virtù medicamentose che lo rendono un potente tonico in caso di coliche epatiche, purificatorio del sangue, fortificante cardiaco e stimolatore del fegato. Ma il carciofo esalta anche le funzioni antitossiche dellorganismo, abbassando il livello dellurea e della colesterina nel sangue, ristabilendo lequilibrio nervoso e operando una benefica azione sulle ghiandole endocrine. Una semplice tisana, preparata con acqua calda nella quantità di una tazza per ogni cucchiaino di foglie tritate, permette se bevuta prima dei pasti di combattere ogni grave infezione epato-biliare. Non tutti conoscono però le sue proprietà afrodisiache, ben note al famoso Enrico VIII che, facendone largo uso prima degli incontri con le sue amanti, ordinò la coltivazione di una speciale varietà "lHartichoacke garden". Il carciofo contiene azoto, carboidrati in giusta dose, tanto da essere utilizzabile anche dai diabetici, e vitamina A e B. Nella sua polpa è presente anche linulina, diversi enzimi e altre sostanze tra le quali un principio attivo, la cinarina, che ha azione diuretica ed è responsabile della stimolazione della secrezione delle cellule del fegato. E unessenza coltivata nelle regioni più calde e rivierasche mediterranee, ed è molto simile al cardo, tanto che i semi delle due piante non sono distinguibili. Pianta perenne, che però è bene cambiare ogni 2-3 anni, e che produce da 5-6 carciofi (talora anche 15) alla volta, non richiede molta cura ed è piacevole anche a scopo decorativo. Le varietà si distinguono secondo la forma del frutto (formato dallinfiorescenza a capolino, che quando è immatura viene mangiata) di tipo globoso (carciofo romanesco) o a cono; secondo la qualità di seme si possono ottenere carciofi di natura diversa con o senza spine, con brattee verdi o violacee. Il carciofo ha bisogno per crescere di una temperatura di 12-14 °C, temendo gli sbalzi termici e le brinate, preferendo esposizioni soleggiate, con terreni di medio impasto e privi di ristagno. La pianta del carciofo è molto alta con un fusto di un metro e mezzo, solcato longitudinalmente, semplice o ramoso, che porta foglie oblunghe, fiori lilla o azzurri raccolti in un capolino grosso anche 10 cm protetto da quelle brattee, carnose alla base e coriacee per il resto, così buone da mangiare se cotte appropriatamente. Gli Arabi andalusi chiamavano il carciofo "alcachofa" al femminile, considerandolo quale simbolo galante una vergine nascosta in un velo di spade, devo ammettere che per la sua bontà preferisco questo significato, e voi? |
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