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I
rododendri e le azalee
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Da qualche anno il simbolo della festa della mamma sta mutando, un tempo numerosi erano i mazzi di rose donati, ora si preferisce acquistare piantine di maggiore durata, come azalee e rododendri, che fioriscono in questo periodo. Queste piante comparvero sulla terra circa venti milioni danni fa, nel Miocene, come si rileva dall'esame di alcuni reperti fossili scoperti nel Caucaso e in Cina. Le più recenti informazioni su questi stupendi arbusti, però, risalgono a non più di cinquecento anni fa: le prime specie descritte nei tomi botanici sono di origine italiana il Rhododendron ferrugineum e il Rhododendron hirsutum. I ricercatori del tempo, tuttavia, le classificavano come Cistus, Chamaecistus e Ledum, mentre il nome attuale risale al 1583 quando Andrea Cesalpino li chiamò rododendri, ma solo nel 1753 furono riuniti nel genere Rhododendron da Linneo, che pensò di staccare dal gruppo dei rododendri le azalee, assegnando loro un genere a sé stante. Attualmente sono considerati appartenenti allo stesso genere, della famiglia delle Ericacee, e lunica distinzione si basa sulla perdita o meno delle foglie nel periodo invernale: in generale i rododendri, nella maggior parte dei casi, hanno foglie sempreverdi e i loro fiori presentano almeno 10 stami; mentre le azalee hanno foglie caduche e non squamose e fiori con 5 stami. Il loro nome deriva dal greco rhòdon (rosa) e déndron (albero), quindi "albero delle rose", per la loro somiglianza in lontananza ai più famosi fiori, questo nome del resto è rimasto nella lingua tedesca che chiama i rododendri Alpenrose, rosa delle Alpi, perché capaci di crescere fino a duemila metri daltezza: delle circa 750 specie attualmente conosciute, sicuramente le più pregevoli si possono ammirare sulle montagne coperte di neve, nel clima dellHimalaya, del Tibet, del Caucaso e delle più elevate vette giapponesi. Il nome delle azalee, azaleòs, invece significa "secco" e deriva da alcune varietà amanti dei terreni aridi. Se coltivati in terreno ed esposizione appropriata sono capaci di vegetare per lungo tempo, trasformandosi talora in alberi alti anche 10-15 metri, e regalando una fioritura che non si limita alla primavera, ma per specifiche specie, interessa quasi tutti i mesi dell'anno. Le loro precise esigenze colturali sono date dal terreno acido ricco di humus; dall'esposizione all'ombra o alla mezz'ombra, anche se sopportano senza problemi posizioni in pieno sole, se lappezzamento è situato oltre i 600 metri di altitudine; dall'umidità, e del terreno e dell'aria, per questo devono essere annaffiati spesso, evitando gli eccessi dacqua causati da sbagliati drenaggi: devono essere annaffiati una volta la settimana se vivono in piena terra e tre volte la settimana se sono coltivate in vaso. Per mantenere il terreno fresco ai piedi dei cespugli è buona norma piantare ellebori, edera, ciclamini, felci, pervinca, primule e molte altre specie, adatte a vivere in ombra, mentre occorre potare solo per contenere i cespugli invadenti che danneggiano esemplari vicini. Gli impieghi sono diversi, in morbide bordure che accompagnano un vialetto dingresso, o a macchia, internamente ad un ampio prato, con la loro massa danno importanza agli arbusti di sfondo, mentre si porranno isolati solo in vasti spazi: la loro presenza sprigionerà nellaria un profumo che se da un lato ricorda quello del caprifoglio, con un pizzico di speziato simile a quello del garofano, dallaltro richiama laroma dolciastro del miele. E per concludere ricordiamo unantica e bella leggenda ladina, che narra come il principe della neve sinnamorò perdutamente di una principessa dei fiori. Il rifiuto della giovane di seguirlo nel suo castello di ghiaccio, perché privo di fiori, lo portò ad una grave malattia. Le lacrime della regina madre, per il figlio ammalato, furono tali però da far sbocciare tanti fiori di rododendro che convinsero la principessa dei fiori ad accettare di vivere nel castello sulle montagne insieme al suo amato principe. |
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