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Il
ginepro
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Il nome greco del Ginepro è arkeuthos, deriva dal verbo arkéo che significa "allontanare, respingere un pericolo", nome attribuitogli perché era credenza che fosse in grado di scacciare, con le spine dei suoi rami, gli spiriti maligni, tenendo lontano ogni ipotetico malanno. In Estonia si piantavano ginepri in vicinanza delle abitazioni proprio per proteggerle dal Maligno, o si bruciavano foglie e rami, dal profumo aromatico, per tenere lontano il pericolo di pestilenze. Questa superstizione ebbe lunga vita nel tempo, tanto che nelle cronache dei giornali parigini del 1870 si legge che si riuscì a sconfiggere unepidemia di vaiolo, nelle più importanti cliniche cittadine, grazie a fumigazioni di ginepro. Come sempre, anche in questo caso, un pizzico di verità esiste, perché sono effettivamente molteplici le proprietà terapeutiche del ginepro: il frutto fresco esplica unazione vasodilatatrice sui bronchi, portando sollievo nelle affezioni croniche dei fumatori; disinfetta l'apparato digerente, ostacola le fermentazioni intestinali, ha unazione diuretica ed antireumatica e favorisce il rimarginarsi delle ferite ulcerate. Inoltre, è giunta ai giorni nostri la ricetta, tramandata da Catone il Censore (II secolo a.C.), di un vino diuretico a base di coccole di ginepro, capace di combattere lidropisia, la renella, i calcoli, le infiammazioni della vescica e delle vie urinarie. A parte queste proprietà curative, il ginepro soprattutto nel nord della nostra penisola, è utilizzato per profumare pietanze di cacciagione, carni salate e crauti, non solo, è anche utilizzato per affumicare il prosciutto e per aromatizzare grappe, o il famoso gin. Dal punto di vista botanico il genere Juniperus, comprende circa 70 specie, arboree e arbustive, dal portamento colonnare, o espanso e prostrato. Le foglie giovani sono aghiformi e appiattite, che nella fase adulta assumono un aspetto lineare o squamiforme. La fioritura è insignificante, con fiori maschili dalla forma di piccoli gattici (infiorescenze pendule) ovali, e fiori femminili a foggia di piccole scaglie. I frutti detti galbuli o coccole, sono simili a bacche carnose ovoidali di colore nero o grigio-azzurro. Esiste, tuttavia, una specie di ginepro (Juniperus oxycedrus) che produce frutti rossi, dai quali si estrae per combustione incompleta un olio acre e caustico utilizzato in dermatologia e per la fabbricazione di alcune pomate, un tempo questolio chiamato cedria era usato dai Romani per imbalsamare i morti. Le specie più diffuse sono Juniperus communis, J. chinensis, J. virginiana e l'ibrido J. x media, e sono utilizzate nei giardini e nei parchi sia come piante isolate, sia in piccoli gruppi. In particolare le specie a portamento prostrato sono apprezzate come tappezzanti, mentre quelle arbustive sono ottime per siepi, o per le roccaglie. Non richiedono esposizione particolare, adattandosi sia al pieno sole sia all'ombra parziale, tranne le varietà con cromatismi specifici, che richiedono il pieno sole. Il ginepro è rustico, particolarmente resistente alle alte e alle basse temperature, non teme linquinamento, possedendo una vita lunga, perché resiste bene allattacco di parassiti, eccetto le cocciniglie. Secondo Plinio il legno di ginepro era utilizzato per fare travi delle navi, e fu utilizzato in Spagna, a Sagunto, per costruire il tempio di Diana, arrivata per mare da Zacinto insieme ai fondatori della città duecento anni prima della distruzione di Troia. Proprio per questa longevità, il ginepro è stato considerato il simbolo della Croce di Cristo Redentore. Il ginepro è ritenuto pianta idonea al Natale, quindi accogliamo queste festività appendendo alle porte delle nostre case rami di ginepro, simbolo di buon augurio, mentre lusanza di bruciarne qualche rametto arrecherà, purificando laria col suo fragrante profumo, serenità serbando lontano ogni male. |
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