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L'albero di Natale
di Loredana Bertolami

 

Durante le festività tanti avranno adornato un albero di Natale e molti avranno preferito un esemplare di abete vero. Sicuramente nelle abitazioni l'abete scintillante di luci avrà avuto il posto d'onore. Le tradizioni natalizie soprattutto quella dell'albero addobbato con decorazioni colorate nel mondo moderno sono difficili da scalzare, costituendo per tutti una radice vitale.

E alla memoria saranno tornati i ricordi sulle origini dell'usanza dell'abete per prima la tradizione celtica, che fin dal Medioevo, usava dedicare alla nascita del divino Bambino un abete, che ornato con uova dipinte e dolci era il nucleo attorno al quale si festeggiava tutta la notte. Mentre la consuetudine di decorare un abete si affermava nei paesi latini solo nel 1840, quando l'ambasciatore di Prussia la importò in Francia suscitando l'interesse della duchessa D'Orleans, che ne fece preparare uno imponente alle Tuileries a Parigi, con grande sorpresa dei cortigiani presenti che poterono ammirarlo. Attualmente la consuetudine fa dell'abete il simbolo della nascita del Cristo, allegoricamente 'Albero della vita', mentre gli ornamenti sono da interpretarsi religiosamente. Infatti le luci simboleggiano la Luce che il Cristo dispensa all'umanità, mentre gli addobbi dorati, i dolci e i doni posti alla base sono la raffigurazione della Vita spirituale e dell'Amore che Gesù ci regala con la sua nascita in ogni giorno della nostra vita.

Non tutti sanno, però, che sono due i generi correntemente utilizzati come alberi di Natale: l'Abies alba (abete bianco) e il Picea excelsa (abete rosso). I due generi appartengono entrambi alla Classe delle Conifere, ma sono diversi per alcuni caratteri. L'abete bianco presenta gli aghi, di colore azzurrato, riportanti sulla pagina inferiore due strisce biancastre, con una sistemazione su due file; i rami hanno una disposizione orizzontale rispetto al suolo, e la corteccia appare liscia non screpolata tendente a diventare nerastra con l'invecchiamento. L'abete rosso, invece, ha gli aghi scuri, lucidi e pungenti dal colore decisamente verde, con rami che risultano inclinati verso il suolo, mentre la corteccia rossastra è screpolata in rettangoli. Ma una delle diversità più evidenti è data dalla disposizione delle pigne, carattere osservabile naturalmente solo sugli alberi dei boschi, e cioè le pigne del Picea excelsa sono lisce e pendenti, mentre nell'Abies alba i coni rimangono rivolti verticalmente verso l'alto anche dopo aver raggiunto la maturità, quando le scaglie aprendosi fanno uscire i semi. L'abete rosso è localizzabile sulle Alpi ad una altezza di 1000 - 1900 metri, mentre l'abete bianco si trova a quote inferiori sugli 800 - 1500 metri, in zone ombrose delle Alpi, e in zone soleggiate degli Appennini. Sono entrambi alberi di prima grandezza, alti sino a 60 metri e dalla lunga vita, alcuni sono arrivati fino a 1200 anni.

La maggior parte degli esemplari venduti durante le ricorrenze natalizie appartengono al genere Picea, perché più facile da coltivare a partire dal seme e per la celere crescita, con un apparato radicale superficiale poco sviluppato, caratteristica che ne permette una più semplice estirpazione e un rimpianto in vaso agevole. Se possedete un giardino al termine delle festività piantate il vostro abete al sole in posizione parzialmente ombreggiata, in terreno preferibilmente acido, profondo ed umido. Ma ricordate che notevole sarà il suo sviluppo, per cui al fine di consentirne uno sviluppo naturale ponetelo lontano dall'abitazione in un ampio spazio. Vi auguro possa attecchire senza difficoltà, per adornarlo all'aria aperta il prossimo Natale.

Per concludere una piccola curiosità: nei monasteri i frati, esperti conoscitori delle proprietà terapeutiche delle erbe e della vegetazione in genere, usavano produrre un liquore, per macerazione dei germogli primaverili dell'abete bianco in alcool, con l'aggiunta di gocce di resina ed erbe aromatiche locali. Il liquore aveva proprietà corroboranti, grazie alla ricchezza nelle foglie di vitamina A, e proprietà digestive, queste ultime sicuramente essenziali per riprendersi dai ricchi pranzi natalizi.

 

 

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