Passeggiata nel verde.jpg (9227 byte)

 

La magnolia
di Loredana Bertolami

 

Una grande scrittrice e conoscitrice del mondo vegetale, Vita Sackville-West, riferendosi alla Magnolia sosteneva che: "Il fiore è di per sé di una bellezza splendida. Il tessuto dei petali è una densa crema; non dovrebbero essere definiti bianchi, perché sono avorio, se mai potete immaginare l’avorio e il color crema combinati in una pasta densa, con tutta la morbidezza e la levigatezza della pelle umana giovane. Il suo profumo, che evoca il limone, è insostenibile". Certamente concordiamo con la scrittrice nel definire splendido il fiore delle magnolie, che sono regine nei giardini classici, negli spazi verdi che incorniciano le ville ottocentesche e che fanno bella mostra di sé anche nelle aiuole della nostra città. Il profumo intenso e dolce, emanato da molte specie, è veramente gradevole: la Magnolia stellata, a fioritura precoce sprigiona una fragranza che richiama quella del melone, del miele e del giglio mescolati insieme; la liliflora richiama alla mente i lamponi maturi, la kobus riunisce il profumo dell’ananas e dell'arancia, mentre la grandiflora, citata dalla scrittrice inglese ricorda realmente l’aroma del limone.

La Magnolia, il cui nome deriva dal naturalista e scrittore Pierre Magnol, direttore del giardino botanico di Montpellier in Francia, è una pianta d’origine asiatica ed americana, che si diffuse in Europa grazie a sir Joseph Banks, che di ritorno da un viaggio in Cina effettuato nel 1739 portò un cespuglio con foglie caduche dai fiori bianchi, a fioritura tra marzo e aprile, pianta che apparteneva alla specie Magnolia denudata e che in Italia è giunta solo nel 1823. Sembra, tuttavia, che risalga al 1688 l’invio in Gran Bretagna del primo esemplare, da parte di John Banister al vescovo Compton. Proveniente dalla Virginia, la specie si chiamava originariamente Magnolia glauca, oggi invece è classificata Magnolia virginiana, la cui coltivazione in Italia risale ad ottant’anni dopo quando l’orto botanico di Pavia e quello di Pisa ne ospitarono alcuni esemplari.

Le specie più note sono la Magnolia grandiflora, a foglia persistente, albero di grandi dimensioni ma di lento sviluppo, e le specie arbustive a foglia caduca, la Magnolia stellata e la Magnolia soulangeana, che proprio adesso a marzo, al sopraggiungere della primavera, mostrano la fioritura precoce che abbellisce i piccoli giardini o i terrazzi. Ricordiamo che quest’ultima, la Magnolia soulangeana è un ibrido che deriva dall’incrocio, effettuato da Soulange-Bodin, tra la Magnolia liliflora e la Magnolia denudata.

Coltivare magnolie non è difficile, a patto che si scelga in modo appropriato il terreno e l’esposizione dove far crescere queste specie. Il tipo di terreno adatto alle esigenze della magnolia, infatti, è eccetto per alcuni casi particolari (come la specie Magnolia delavayi che predilige suolo calcareo) leggermente acido, soffice e misto a torba e capace di assorbire e conservare una buona dose d’umidità. La posizione migliore, invece, è quella in leggera ombra, in una parte del giardino protetta dal vento di tramontana, vicino per esempio ad un muro coperto da rampicanti, oppure con alle spalle una siepe fitta e alta, però anche una macchia di arbusti o una cortina di bambù possono svolgere la medesima funzione.

Il linguaggio floreale, così apprezzato e diffuso nell’Ottocento, non poteva dimenticare questa pianta dandole delle espressioni gentili, che richiamano la freschezza della gioventù. I significati più comuni attribuiti variano secondo la specie: "Amore acerbo" e "passione impaziente" per le piante che entrano in fioritura all'inizio della primavera, "candore" o "ricordo appassionato" per le magnolie a fiore bianco e a fogliame persistente che si schiudono nei mesi più caldi.

Per concludere non dimentichiamo che in Cina la magnolia è utilizzata frequentemente anche in cucina. Famose sono, infatti, le frittelle di petali di magnolia, che costituiscono un facile ed insolito dessert. I petali di Magnolia grandiflora, tolti da corolle appena sbocciate, vengono immersi in una pastella e fritti in olio di semi. Indi, ancora caldi e croccanti vengono cosparsi di zucchero a velo profumato con cannella e serviti con una tazza di tè verde.

 

 

Fiore 2.jpg (2887 byte)
HOME