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La rosa di Natale
di Loredana Bertolami

 

I Magi erano stanchi , ma soddisfatti: la ricerca era finita e la capanna era lì davanti a loro. Il Bambino Gesù li aspettava. Smontarono da cavallo e presi i loro doni preziosi e scintillanti entrarono. Li osservava lì vicino una pastorella, grande era il suo stupore, ma grande era anche lo sconforto per non avere niente da donare al Cristo appena nato. Cosa poteva regalare lei così povera, pensava piangendo. Uno degli angeli a guardia della capanna l'udì e si commosse. Subito intorno alla pastorella sbocciarono nella neve fiori bellissimi, bianchi e oro, più lucenti e più preziosi dei doni dei Re Magi. La giovanetta stupefatta ne raccolse un mazzo ed entrò gioiosa ad adorare il Signore.

Bella vero? E' una favola antica originata dal fiorire, nel periodo natalizio, dell'Elleboro i cui fiori semplici, ma affascinanti sono chiamati "rosa di Natale". Che ci fossero ellebori in Palestina è un pò dubbio, ma non cavilliamo troppo. Ci piace ricordare anche le sue incredibili proprietà terapeutiche: si curava nell'antichità con il suo infuso la pazzia, l'epilessia, le vertigini, il tetano, la gotta, la sciatica ed altre mille malattie. Invenzioni? Sicuramente no, poiché l'Elleboro contiene una sostanza, l'elleborina, che ha effetto sedativo, da qui l'espressione "ha bisogno dell'elleboro" che indica un pazzo. Non è consigliabile, però, fare la prova perché se non è somministrata sotto controllo medico può avere l'effetto di un potentissimo veleno. Pausania racconta che, per rompere l'assedio di Atene da parte dei Cirresi, Solone consigliò di versare dell'Elleboro nel fiume dove si dissetavano i nemici. I Cirresi colpiti da dissenteria tolsero l'assedio ritirandosi.

Le specie di Elleboro non sono numerose, una ventina, ma offrono ai nostri occhi uno spettacolo vario e delicato di forme e colori. Si passa, infatti, dall'Helleborus niger, la classica rosa di Natale dai petali bianchi e dal centro giallo oro, alle varietà rosso violacee, fino a quelle bianche a macchioline rosse o all'Helleborus cyclophyllus che ha, figuratevi, i petali verdi. E che dire delle foglie che mostrano foggie di tutti i tipi: dalle lobate, alle acuminate. Come detto, fiorisce d'inverno, ma vi sono Ellebori che fioriscono, offrendosi ai nostri occhi, a marzo-aprile. E' un fiore resistentissimo, che si presta bene come fiore reciso di lunga durata in un bel vaso d'acqua.

Le piantine sono coltivate nelle bordure miste con esposizione parzialmente ombreggiate riparate dal vento, in terreno acido ben drenato, ma ricco di umidità. L'Helleborus foetidus, invece, preferisce l'ombra. Per permettere una ricca fioritura invernale dell'Helleborus niger spesso occorre proteggerne i boccioli con campane di vetro. La maggior parte degli Ellebori sono erbacee perenni sempreverdi, ma alcune posseggono fusti quasi legnosi che muoiono dopo la frutticazione. Le piantine non vogliono essere disturbate, per questo dove sono seminate vegetano per diversi anni, avendo uno sviluppo lento e poco vigoroso. Si moltiplica per seme o per divisione dei cespi in ottobre.

E cos'altro sa fare l'Elleboro? Predire il futuro!In Toscana, per esempio, l'Helleborus viridis dai fiori giallo-verdi, è detto "erba nocca" e veniva utilizzato dai contadini per predire la qualità del raccolto. Si credeva, infatti, che se avesse avuto quattro ciuffi di stami la stagione sarebbe stata ottima, tre ciuffi mediocre, due addirittura pessima. E in questo periodo di fine anno pieno di scorpioni, capricorni, inventarsi un oroscopo più genuino e prevedere il futuro con un fiore di Elleboro è certamente più divertente e consolatorio. Provateci

 

 

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